Intervista a una famiglia appoggio

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  • Che tipo di affido state facendo?

Da circa un anno stiamo facendo da famiglia appoggio per un bambino di dieci anni. (Le famiglie appoggio accolgono un bambino in momenti precisi della giornata o per momenti particolari e si offrono come un punto di riferimento e di sostegno,  come figure di adulti positive. La famiglia appoggio permette inoltre di far sperimentare al bambino un contesto familiare sano e sereno, in modo che sia poi in grado di riproporlo da adulto *ndr)

 

  • Che cosa vi ha spinto a diventare famiglia appoggio, quale è stata la vostra motivazione?

E’ stata quella di poter dare aiuto a un bambino: pensavamo di avere del tempo da dedicare, delle energie da poter offrire a questo scopo

 

  • Avete pensato a come l’esperienza del affido poteva migliorare o peggiorare la vostra vita?

Pensavamo che potesse migliorare la nostra vita, pensavamo che avere un altro elemento nelle nostra famiglia potesse essere un  completamento per noi. Potevamo inoltre sentirci utili aiutando un bambino a crescere, aiutandolo a sperimentare  la normalità, la realtà di una famiglia  diversa da quella a cui era abituato.

 

  • Avete voglia di raccontarci brevemente la vostra quotidianità con questo bambino?

Il bambino arriva da noi durante la settimana, di sera, accompagnato da una educatrice della comunità. Quando arriva di solito ha già cenato per cui abbiamo tempo per stare insieme. Pensavo che quest’ora prima di andare a dormire corresse velocemente e che non avessimo tempo in realtà di fare molto, invece mi sono resa conto che abbiamo la possibilità di fare attività anche ripetitive ma che a lui permettono di entrare in un contesto di  vita ordinaria. Piccoli attività manuali, la lettura e la visione di cartoni animati sono piccole cose che veramente fanno sentire una famiglia. In ogni caso siamo in casa, siamo in un contesto familiare e questo gli permette di percepire la quotidianità e la normalità di una famiglia. Non c’è nulla di straordinario, non facciamo uscite particolari ma siamo una costante a cui può fare riferimento.  Al mattino lo riportiamo in comunità.  Un paio di volte alla settimana invece andiamo noi a prenderlo a scuola e cena insieme a noi. In questo modo abbiamo un po’ più tempo per stare insieme, spesso ci dedichiamo alla cucina e il sabato mattina o la domenica mattina ci capita di fare i dolci insieme. Questa è un’attività che vedo che lo entusiasma. Altre volte facciamo cose semplicissime come uscire per andare al parco insieme a portare fuori il cagnolino e anche questo vedo che è un’attività che a lui piace moltissimo.

 

  • Se dovesse pensare a tre difficoltà in questa esperienza di famiglia appoggio, quale sono? Quale potrebbero essere?

La maggiore difficoltà è relativa al fatto di dover garantire una presenza costante soprattutto al mattino per riportarlo in tempo per andare a scuola. Ci vuole un po’ di impegno, un po’ di serietà in questo ma si tratta di difficoltà facilmente superabili. Le eventuali attività da fare insieme sono inoltre da pensare con un po’ di anticipo, da valutare e non si può improvvisare. Un’altra difficoltà è relativa al fatto di dover affrontare qualche momento di tristezza nel bambino, rendersi conto che magari ha qualche pensiero per la testa: questo magari mette un po’ di difficoltà perché non sai come porti la maniera migliore.

 

  • Invece se vi dovessi chiedere tre aspetti positivi di questa esperienza? Quale potrebbero essere?

E’ un esperienza molto appagante perché comunque lui entra sempre in casa in maniera gioiosa. E’ sempre contento quando arriva e al mattino mentre si prepara in bagno canta. Lo vedo un completamento del nostro essere famiglia e vedo che anche da parte sua rappresentiamo la stessa cosa. Questo è sicuramente l’aspetto positivo più grande. Si vede che il bambino è un libro con delle pagine bianche e gli fa piacere scriverle insieme a noi. Tante cose per lui sono LA prima volta: di fronte a queste prime volte non ha un atteggiamento di repulsione ma le accetta, si dimostra curioso e questa è una cosa bella. Un’altra cosa meravigliosa è poter vedere i progressi, vederlo cambiare. In un anno lo abbiamo visto proprio migliorare. Poi ci sono altri aspetti positivi come il rapporto che ha instaurato con l’altro figlio che abbiamo, con il nostro figlio biologico.

 

  • Avete in mente un gesto che il bimbo che avete in appoggio ha fatto con voi o per voi che vi ha lasciato stupiti in maniera positiva?

Mi ha stupito positivamente che dopo un po’ di mesi una mattina quando si è svegliato d’impulso mi ha abbracciato.  Anche se poi non si è ripetuto, ho sentito che proprio mi vuole bene e mi ha colpito la spontaneità di quel gesto. Penso alle piccole cose, al fatto che ha preso le piccole abitudini della nostra famiglia, le ha assorbite, se ne è appropriato…la colazione in una certa maniera, la tazzina in certo modo…ecco già dalla colazione mi accorgo che è parte della nostra famiglia.

 

  • In questa esperienza di appoggio, siete supportati, siete seguiti?

Sicuramente siamo seguiti della comunità di Fata. E’ utile perché c’è molta collaborazione sia a livello organizzativo che psicologico per aiutarci a capire gli aspetti comportamentali del bambino. E’ anche di aiuto il fatto di sapere di poter contare su un supporto anche se in questo momento il bambino è talmente tranquillo che non ne necessitiamo. Sapere però che nell’eventualità ci si può rivolgere alla comunità ed avere il loro supporto è importante.

 

  • Ci son altre cose che volete aggiungere? Riflessioni?

Penso che lo rifarei. Lo rifarei sicuramente, è un’esperienza che ti apre la mente verso un mondo che prima non conoscevi.  C’è un velo di tristezza nel pensare alle situazioni che ci sono dietro però sono realtà che esistono e non sarebbe neanche giusto mettersi le fette di salame sugli occhi.