Pietro e Stefano sono proprio piccini quando arrivano in comunità. Mancano cinque giorni a Natale, ma per loro, che hanno solo diciotto e sei mesi, ancora è un giorno come tanti altri.
Entrano in un ambiente completamente nuovo, con tanti altri bambini e tante educatrici, dopo essere stati lasciati dai genitori al Servizio Sociale. Mamma e papà non riuscivano a occuparsi di loro, erano in difficoltà, non capivano quale fosse davvero il bene dei loro bambini e hanno preferito chiedere ad altri di prendersene cura.
Da subito sono apparsi due bimbi con caratteri molto diversi e con modalità differenti di approcciarsi all’altro.
Stefano, di sei mesi, non mangiava e non dormiva, era stato poco stimolato, non era abituato al contatto fisico, non faceva mai sorrisini e non seguiva neanche con lo sguardo chi cercava di parlargli.
Pietro, al contrario, era tutto abbracci e baci, affamato d’affetto. Non gli interessava chi fosse l’adulto che aveva davanti, bastava che lo guardasse e lui gli si gettava in braccio con entusiasmo, ricercando un po’ di affetto e di amore.
Durante la permanenza in comunità, i fratellini hanno costruito relazioni importanti con adulti che si sono piano piano scelti. Stefano è diventato meno diffidente e ha imparato a giocare con gli altri bimbi. Pietro, è diventato più selettivo, imparando a non ricercare amore da tutti, ma a scegliere le persone per lui speciali con cui legare. Entrambi hanno imparato a fidarsi degli adulti.
Hanno fatto un percorso di crescita non solo emotiva, ma anche fisica, aiutati anche da incontri di psicomotricità che hanno permesso loro di acquisire più sicurezza e più fluidità nei movimenti, recuperando una parte di insegnamenti che loro non avevano vissuto.
Inoltre nel tempo hanno continuato a incontrare i genitori, dapprima abbastanza spesso, poi pian piano sempre meno. E’ apparso chiaro che non ci sarebbero state le basi per una ricostruzione di un’unità familiare solida e positiva e che il futuro per i fratellini, per essere roseo, doveva essere indirizzato altrove.
Per loro alla fine è arrivato, dopo il secondo Natale trascorso in comunità, il momento di affrontare la nuova bellissima avventura dell’ adozione.
Il tribunale ha scelto di tenerli insieme, trovando per loro una famiglia senza figli, con molto entusiasmo e molte energie, che indubbiamente sono servite per costruire coi bambini un rapporto. All’inizio non è stato facile. Entrambi hanno messo alla prova i nuovi genitori, per assicurarsi di potersi affidare e fidare, per essere certi che queste persone non li avrebbero abbandonati di nuovo da qualche parte, che non si sarebbero arresi davanti ai loro aspetti più faticosi e difficili da gestire, che li avrebbero amati sempre e comunque.
La famiglia è stata bravissima, li ha accolti con coraggio e fermezza. Ha trovato un’armonia coi i bambini, collaborando anche con le educatrici che hanno accompagnato questo avvicinamento.
Ora è trascorso un mese da quando sono andati via insieme, per iniziare la nuova vita.
Sembra proprio che sia nata una nuova famiglia desiderosa di fare tante cose insieme e di vivere al meglio tutte le fatiche e le gioie che si troveranno davanti. In bocca al lupo, piccoli fratellini!