Storie di Fata | Intervista a Valentina

Intervista a Valentina, neomamma di Fata

A partire dalla metà del mese di gennaio, avranno inizio gli appuntamenti di  Aspettando te! e Il diario di una mamma, due cicli di incontri durante i quali, con l’aiuto di una psicologa, sarà possibile creare uno spazio sicuro di condivisione, ascolto e confronto.

Abbiamo voluto parlare di questo progetto a Valentina, una giovane mamma di 22 anni, un tempo ospite di Fata e che è venuta a trovarci insieme alla sua bimba di 21 mesi, Eva.

 

Ciao Valentina, grazie per essere venuta qui da noi per questa chiacchierata! Grazie a voi, mi ha fatto davvero piacere che mi abbiate invitato.

– Allora, per prima cosa, raccontaci di te, della tua gravidanza e dell’esperienza di neomamma emamma…Come ben sai sono diventata mamma molto giovane, ma nonostante ciò la mia è stata una gravidanza cercata e voluta. I miei genitori non sono mai stati molto presenti e questo ha fatto sì che io abbia iniziato a desiderare una famiglia tutta mia molto presto. Inoltre, durante la gravidanza, ho dovuto affrontare tante difficoltà fisiche ed emotive, interrogandomi spesso sul ruolo che la mia madre biologica ha avuto per me.

– Visto che hai parlato della tua madre biologica, che ruolo ha avuto lei e che ruolo ha giocato invece la tua mamma affidataria non solo durante la gravidanza ma anche successivamente? La mamma naturale non c’è stata, ho chiuso i rapporti con lei per il mio bene e quello di mia figlia, a cui ho deciso di non raccontare della mia vita precedente; posso raccontare del periodo trascorso in comunità e della mia famiglia affidataria, ma non delle sofferenze che ho vissuto prima. La famiglia affidataria, al contrario mi è stata molto vicina. Quando vivevo con i miei genitori affidatari i rapporti non sempre erano facili, ma a 18 anni ho deciso di andare a convivere con il mio compagno e loro sono stati d’accordo. Nel momento in cui sono diventata madre sono riuscita a capire il perché delle regole che mi avevano dato e se prima i rapporti erano complessi, ora sono migliorati. Loro, così come i miei suoceri, mi sono sempre rimasti vicino, sia in gravidanza che dopo la nascita della bambina, per la quale sono dei nonni a tutti gli effetti.

– Quindi ritieni sia importante che una mamma possa contare su un aiuto concreto? Certamente! Non è facile la vita di un genitore perché a volte non ti senti adatto per svolgere quel ruolo, spesso non riesci nemmeno ad interpretare ciò che tuo figlio appena nato ti sta chiedendo. Basta poco per perdere il raziocinio, se per esempio tuo figlio si fa male o piange senza che tu riesca a capire il motivo non sei in grado di ragionare lucidamente così da trovare la giusta soluzione.

– Da mamma, quali sono stati, soprattutto inizialmente, i sentimenti dominanti in te? Ho provato tanta stanchezza, paura, ansia… ad un certo punto oltre all’insicurezza è emerso anche il senso di colpa perché spesso, a causa dello stress, raggiungi il limite e non ti comporti come vorresti con i tuoi figli, però loro ti amano comunque, facendoti capire di essere umano.

– Senti Valentina, abbiamo parlato di come hai vissuto la tua prima gravidanza e la tua prima volta da mamma, ma adesso aspetti un’altra bambina, è esatto? Sì,  adesso aspetto un secondo figlio e sono terrorizzata dal parto, però, rispetto alla prima volta, avrò una ragione in più per affrontare questa prova perché non solo sarò io a non vedere l’ora di conoscere mia figlia, ma vorrò anche fare questo regalo a tutta la mia famiglia, alla sua sorellina e al suo papà.  Sicuramente stavolta affronterò questa esperienza con maggiore consapevolezza: se quando aspettavo Eva andavo in ansia per le visite e ogni settimana guardavo tutti i video, adesso è diverso, adesso so già cosa mi aspetta. Certo, ogni tanto riaffiorano i dubbi: mi domando come Eva reagirà all’arrivo della sorellina, se questa volta a differenza della prima sarà utile seguire dei corsi preparto…

– Come mai con Eva hai deciso di non seguire corsi? Pensi che adesso il confronto con altre mamme e l’aiuto di un esperto potrebbe esserti d’aiuto? La prima volta non ho voluto seguire corsi preparto, ma solo un progetto di rilassamento. Con il senno di poi, penso che mi sarebbe piaciuto confrontarmi con altre mamme, soprattutto con quelle giovani come me, perché spesso siamo giudicate superficialmente dalla gente senza che questa vada al di là delle apparenze. In realtà, quando è nata Eva, sono rimasta in contatto con un’altra mamma conosciuta in ospedale, però lei era più grande. Spesso ci sentiamo ancora, lei è molto più apprensiva. Prima anche io mi preoccupavo di più, ma adesso ho imparato a controllarmi e a trovare soluzioni semplici.

– Diciamo che la prima gravidanza sarà per te un termine di paragone per la seconda… Esatto, questa volta, oltre a confrontarmi con altre mamme, potrò anche fare il confronto fra la mia prima e la mia seconda gravidanza. Quello che però non farò è confrontare tra loro le mie figlie. Il paragone è ammesso, ma ogni bambino è diverso e ha le sue caratteristiche. È più un confronto che può essere utile a me stessa, per le mie sensazioni e per non ripetere più gli errori fatti in precedenza. Poi ovviamente, come ogni mamma seguirò il mio istinto…

E le mamme che sbagliano? È perché non hanno seguito il loro istinto? Vuoi dire che la tua mamma naturale non ha saputo seguire il suo? Quando lei mi ha lasciato evidentemente non era pronta per essere madre e il suo istinto in quel momento è stato quello di staccarsi da sua figlia. È stato il suo più grande gesto d’amore.

– La comunità, quindi, è stata per te una risorsa? Io non parlo apertamente della comunità, però non è stata una brutta esperienza, è stata una risorsa perché mi ha dato una famiglia: prima la comunità stessa, poi la mia famiglia affidataria e infine il mio compagno con cui a mia volta ho costruito una nuova famiglia.

Foto eva